Il quadro la dice lunga sui tre gruppi sociali che contiene. Sulla destra, i poliziotti, uniformizzati, armati di fucili e bastoni, mostruosi e pronti a scontrarsi con i personaggi che stanno all’opposto del quadro, il gruppo degli anarchici, che brandiscono pugni e bandiere. Nel loro corteo alcune dame e signori, ornati di frange e festoni, guardano lo spettatore. Un uomo anziano lascia il corteo contromano, la testa bassa, appoggia la mano sulla testa di un bambino come per proteggere un possibile futuro. Tutte queste figure dipinte o con inserti incollati stanno nel pannello centrale di 305 cm x 1200 cm circa. A strapiombo sulla composizione, la finestra dalla quale è caduto Pino Pinelli, una delle quattro figure intagliate e staccate dal dipinto. Sua moglie Licia e le due figlie Silvia e Claudia sono le altre che si trovano in primo piano, ancora più staccate dall’opera: una famiglia emarginata e amovibile che potrebbe ricomporsi. Ma davanti alla polizia Licia, nuda, accorre già disperata, Claudia grida mentre Silvia, più piccina, si nasconde il viso con la mano. È che il loro padre sta eternamente precipitando. Impossibile impedire la tragedia e riunire le quattro sagome in un nucleo. Sono le uniche figure che dal quadro si possono comporre o scomporre, solo loro sono amovibili davanti alla scena fissa del mondo. Non ci si stupirà più che per Baj «l’eudamonia, ovvero la tendenza verso uno stato di serena felicità, consiste, sì, nella contemplazione degli uomini e delle cose e nella riflessione sui fatti della vita, come voleva Aristotele, ma anche nella memoria dell’amicizia e degli affetti domestici», come scrive in Che cos’è la ’Patafisica? (Salorino, Edizioni L’Affranchi, 1994).
Fonte: 
L’eterno precipitare

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